Nell’attuale situazione di emergenza sanitaria, per una piena attuazione dell’inderogabile e condiviso dovere di solidarietà sociale posto dall’art. 2 della Costituzione, sentiamo di unirci ai tanti appelli che in questi giorni chiedono al Governo ed agli Enti Locali di garantire a tutti il diritto alla salute e in particolare alle persone più deboli ed emarginate della società: i detenuti, gli immigrati trattenuti presso i CPR, i senzatetto.

Foto di David Mark da Pixabay

Oggi tutte queste persone sono accomunate dalla mancanza o dalla difficoltà di accedere a un domicilio effettivo e idoneo.

E, allora, il diritto alla salute deve essere declinato per i più deboli prima di tutto come “diritto alla casa”, tema che nel tempo ha coinvolto intere generazioni, seppur riferito ad altre tipologie di problematiche sociali, rimanendo purtroppo inevaso, e che oggi più che mai rimane per queste persone drammaticamente attuale.

Peraltro, con riguardo ai detenuti e agli immigrati trattenuti presso i CPR il diritto alla casa può voler dire altresì uscire da situazioni di privazione della libertà che aggravano il pericolo per la salute per condizioni oggettive.

Seppure la Rete nasca con l’aspirazione di mettere a disposizione le competenze tecniche e l’impegno di chi “dal basso” vi aderisce, siamo consapevoli che in questo momento, per assicurare ai più deboli domicilio e salute, è necessario il coinvolgimento delle istituzioni pubbliche, che potranno svolgere la funzione di coordinamento delle molte associazioni private di volontariato disponibili.

Per questo, crediamo che il nostro compito sia quello di esporre idee, proporre soluzioni possibili e mettersi a disposizione delle Istituzioni per la loro realizzazione.

Proponiamo quindi che eventuali alloggi pubblici, attualmente non assegnati, e spazi pubblici non utilizzati vengano provvisoriamente destinati ai detenuti (cioè alle persone detenute che in presenza di domicilio potrebbero lasciare l’istituto di pena), agli immigrati trattenuti presso i CPR e ai senzatetto. Altri potranno, meglio di noi, prospettare le soluzioni tecniche e logistiche per attuare questa proposta, ma siamo convinti che, pur in una situazione di crisi economica e sociale, non sia consentito alle istituzioni rinunciare ad assicurare ai più deboli il diritto fondamentale alla salute.

Oggi più che mai, considerato che questa emergenza ha reso evidente che la salute individuale è anche salute collettiva.

Nella nota situazione di emergenza abitativa, anche precedente l’attuale rischio sanitario, come cittadini sentiamo il dovere di fare la nostra parte: è necessario promuovere sul territorio la partecipazione dei privati a tale iniziativa, chiedendo di mettere a disposizione – laddove possibile – i propri immobili e assicurando loro, tramite una raccolta fondi in tal senso organizzata, un canone di “solidarietà”, che consentirebbe a tutti i cittadini di contribuire attivamente alla promozione del diritto alla casa e ad assicurare il diritto alla salute individuale e collettiva.

La Rete dei diritti è disponibile a farsi promotrice della raccolta dei fondi e ad attivarsi per l’individuazione di disponibilità abitative da parte di privati, rimettendo poi alle istituzioni locali le modalità di conclusione e gestione dei successivi rapporti.

Attendiamo un segnale da parte delle istituzioni, a conferma del loro interesse e della condivisione delle nostre proposte.