Gennaio/marzo 2020

Il carcere è la semplice custodia d’un cittadino finché sia giudicato reo, e questa custodia, essendo essenzialmente penosa, deve durare il minor tempo possibile e deve essere meno dura che si possa

Il più sicuro ma più difficil mezzo di prevenire i delitti si è di perfezionare l’educazione

Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene”

Una giustizia che non si fermi all’accertamento dei fatti e delle responsabilità né all’arido conteggio delle sanzioni e dei risarcimenti, e nemmeno all’esteriorità di proclamati pentimenti e perdoni (o non perdoni), ma riesca in qualche modo a “riparare” il tessuto personale e sociale lacerato, e a migliorare il futuro di tutti, è un’ideale tanto impegnativo quanto ambizioso, a cui però non possiamo rinunciare se della “giustizia” vogliamo continuare ad avere, a coltivare e a promuovere un’idea degna del senso ultimo dell’essere umano

Valerio Onida in: “Il Libro dell’incontro
(a cura di G.Bertagna, A.Ceretti, C.Mazzucato)

La prima sessione di incontri della Rete dei Diritti è stata dedicata a due temi tra loro strettamente intrecciati: fragilità e carcere; giustizia riparativa e mediazione fra autore di reato e vittima.

IN COPERTINA: uno dei murales realizzati nella primavera del 2015 dai writers Neon e Mr. Blob nei passeggi del carcere di Opera all’interno del progetto Opera d’aria voluto dalla Presidenza della Sottocommissione Carceri del Comune di Milano e curato dall’associazione culturale GrafiteHB di Milano.