La Rete per i Diritti supporta la manifestazione in memoria di Ebru Timtik e scrive al Sindaco di Milano Giuseppe Sala

In previsione della manifestazione a Palazzo di Giustizia per ricordare la morte di Ebru Timtik, deceduta dopo 238 giorni di sciopero della fame per richiedere un processo equo, la Rete per i Diritti – oltre ad aderire all’iniziativa milanese promossa dall’Ordine degli dall’Ordine degli avvocati e dalla Camera penale di Milano con l’adesione della Giunta locale dell’ANM – ha voluto inviare una lettera al Sindaco di Milano Giuseppe Sala per chiedere un maggiore coinvolgimento della città nelle iniziative in ricordo dell’avvocato e attivista turca.

Il testo della lettera inviata dalla Rete dei Diritti al Sindaco di Milano Giuseppe Sala

Gentile Sindaco,

Ci permettiamo di scriverLe perché sappiamo quanto sia impegnato per l’affermazione dei diritti umani e civili, attivandosi ed esponendosi anche in prima persona ogni volta vengano violati e non rispettati.

Come saprà, lunedì 7 settembre, prima dell’inizio della ripresa dell’attività giudiziaria dopo la pausa estiva, nelle aule di giustizia del Distretto milanese verrà osservato un minuto di silenzio – così come richiesto dall’Ordine degli avvocati e dalla Camera penale di Milano (iniziativa promossa in tutta Europa dalla Federazione degli Ordini Forensi Europei) – per ricordare la morte dell’avvocato e attivista dei diritti umani turca Ebru Timtik, deceduta dopo 238 giorni di sciopero della fame, iniziato per richiedere un processo equo.

A tale invito ha aderito, altresì, la Giunta locale dell’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) esprimendo la propria solidarietà e unendosi alle voci di chi reclama con fermezza l’osservanza dei diritti umani e dei principi fondamentali del giusto processo, pilastri di ogni moderno stato democratico.

I magistrati e gli avvocati che aderiranno a tale iniziativa ci ricordano l’importanza di uno Stato di diritto, fondato su norme costituzionali “rigide”, in cui il pensiero libero e il diritto di critica al “potere” siano salvaguardati come valori e non annichiliti come problema di ordine pubblico; in cui il processo sia un sistema di garanzie che tutela tutti i cittadini, uguali davanti alla legge.

La vocazione cittadina della Rete per i Diritti, gruppo spontaneo composto di avvocati, magistrati, mediatori, professori le cui iniziative sono state in passato patrocinate dal Comune di Milano attraverso l’Assessorato alle Politiche sociali, ci spinge ad invitarLa a partecipare al momento di cordoglio collettivo che si terrà di fronte al Tribunale lunedì mattina alle ore 11.45 o, se lo riterrà, a voler informare attraverso i Suoi canali di comunicazione i cittadini milanesi dell’iniziativa.

Vorremmo poi, con i necessari tempi più lunghi, proporre che l’invito al minuto di silenzio sia ripetuto in un momento successivo ed esteso a tutti i luoghi pubblici della Città, dal Comune alle scuole, dalle Università ai servizi pubblici.

Ognuno di tali luoghi, infatti, opera nel riconoscimento di quegli stessi principi di democrazia e solidarietà dell’Unione Europea e dei Paesi che la compongono.

Riteniamo, così, che quel momento di silenzio possa estendersi per tutta la città manifestando il carattere democratico e internazionale della cittadinanza milanese.

Sappiamo che il Comune di Milano ha in più occasioni manifestato una particolare sensibilità sul tema, conferendo tra l’altro la cittadinanza meneghina a Nasrin Sotoudeh, avvocato iraniano incarcerato e condannato tra l’altro anche ad una inconcepibile pena corporale nel proprio paese in relazione al suo impegno nella tutela dei diritti umani. Sappiamo anche che a breve sarà discussa in consiglio comunale una proposta di ordine del giorno presentata dai consiglieri Giungi e D’Amico affinché il Comune si attivi in relazione alla situazione di Aytac Unsal, collega di Ebru Timtik, per fortuna nel frattempo scarcerato ma in ogni caso condannato come altri legali sulla base di un processo ingiusto, come hanno testimoniato gli osservatori internazionali. La questione degli avvocati perseguitati in Turchia, e di ciò che è avvenuto e sta avvenendo tuttora in quel paese rispetto al sistema giurisdizionale nel suo complesso, rimane attualissima.

Confidiamo dunque nel Suo interesse e La ringraziamo per l’attività da Lei sin qui svolta e che vorrà ancora svolgere.

Milano, 6 settembre 2020