Partecipo alla Rete per i Diritti perché desidero poter offrire il mio contributo ad un sistema libero, aperto e democratico che si impegna per favorire occasioni di riflessione e dialogo su temi fondanti.

Mi fa piacere partecipare con altri professionisti, diversi da me, che con impegno sono interessati a organizzare momenti e spazi perché temi e argomenti fondamentali per la nostra vita sociale siano messi al centro del dibattito collettivo e che si ampli la partecipazioni per una vita sociale che includa tutti, che sostenga la pari dignità di tutti e che si impegni per i diritti dei più deboli, degli emarginati e dei dimenticati.

Mi sono occupata professionalmente di organizzazione, del funzionamento e delle relazioni in sistemi complessi, di formazione manageriale e in particolare delle relazioni lavorative con un attenzione particolare al passaggio dei giovani dalla scuola al lavoro e a far in modo che anche la vita lavorativa sia motivante e rispettosa della dignità di ciascuno.

Sono impegnata da alcuni anni con l’associazione Sulleregole nell’ organizzare e nel gestire brevi percorsi nelle scuole con studenti e insegnanti per riflettere sui principi della nostra Carta Costituzionale e sui comportamenti che ad essa si rifanno. Partecipo al Gruppo Carcere e sono volontaria in alcuni percorsi con detenuti.

Sono interessata a diffondere il paradigma della Giustizia Riparativa, sono mediatrice penale minorile e partecipo a corsi di perfezionamento in Giustizia Riparativa e Mediazione Umanistica presso l’Università dell’Insubria. Faccio parte presso L’Università dell’Insubria del CESGReM.

Della Rete per i Diritti penso…

Con la Rete mi piacerebbe sviluppare una più capillare presenza nelle scuole e nelle comunità territoriali cercando di favorire una partecipazione più attiva. I temi trattati fino ad adesso sono importanti e andranno approfonditi ma ritengo che sia importante riflettere sulle modalità per permettere una diffusione in ambienti anche meno “formali”. Presentazioni di libri, di film e di altri “canali” comunicativi credo dovranno essere mezzi preziosi per diffondere la “cultura” dei diritti.